Quanto l’analisi dei dati spaziali, tramite tecniche di telerilevamento, può essere uno strumento utile per comprendere e quantificare l'estensione o la perdita di praterie di fanerogame marine? C’è una preferenza d’efficacia per la scelta delle immagini satellitari da adoperare allo scopo?
E’ questo, in sintesi, l’obiettivo di una recente ricerca che l’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria), con i tecnici dr. Luigi Dattola, geologo del Centro Geologia e Amianto, e dr.ssa Teresa Oranges, direttore del Dipartimento provinciale di Cosenza, ha svolto in partnership con altri enti di ricerca e territoriali della Calabria.
I risultati di questo studio - realizzato appunto in collaborazione con l’Università della Calabria, l’ISPRA, l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto” e la Regione Calabria - sono stati presentati nei giorni scorsi in Germania, a Berlino, nel corso del congresso internazionale “Satellite-based imaging systems and the data generated by them”.
Le piante acquatiche mediterranee sono rappresentate da cinque specie, le più rappresentative sono Posidonia oceanica (L.) Delile e Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson. Entrambe le specie rientrano nell'elenco delle specie in via di estinzione del Protocollo UNEP MAP - SPA / BD (Convenzione di Barcellona); inoltre, i letti di Posidonia oceanica sono considerati habitat prioritari secondo l'Allegato I della Direttiva CE 92/43 / CEE. I loro giacimenti, infatti, sono tra gli ecosistemi naturali più efficaci del pianeta per catturare e immagazzinare carbonio; tuttavia, se degradati, potrebbero rilasciare il carbonio immagazzinato nell'atmosfera e accelerare il riscaldamento globale. Di conseguenza, la gestione di queste importanti risorse è una priorità.
L'analisi dei dati spaziali tramite tecniche di telerilevamento è sicuramente uno strumento utile per comprendere e quantificare l'estensione o la perdita di aree di fanerogame. Rispetto alle tecniche convenzionali, il telerilevamento può fornire una copertura sinottica su una gamma di risoluzioni spaziali (da grossolane a fini), a frequenze temporali regolari, per facilitare il monitoraggio degli ambienti costieri.
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di confrontare la precisione spaziale delle immagini satellitari a media risoluzione (Sentinel-2 e Landsat-8 OLI) rispetto alle immagini ad alta risoluzione (MIVIS e WorldView-2) per la mappatura dei prati di P. oceanica e valutarne la conservazione stato.
Il lavoro è stato condotto nel 2016 all'interno dell'AMP "Capo Rizzuto", nel Mare Ionio, e i dati sul campo sono stati raccolti con un veicolo trainante dotato di telecamera verticale ad alta definizione. Le immagini di telerilevamento sono state elaborate seguendo diverse fasi come la pre-elaborazione, la segmentazione, la classificazione supervisionata e la valutazione della classificazione di accuratezza.
I risultati preliminari hanno mostrato differenze nella risoluzione spaziale e tematica confrontando immagini con risoluzione spaziale da media ad altissima per la mappatura della distribuzione di praterie di alghe e habitat costieri poco profondi nel Mediterraneo.
Le immagini satellitari e aeree ad alta risoluzione, come quelle fornite da MIVIS o WorldView-2, erano più accurate e quindi più efficaci delle immagini a media risoluzione per raccogliere i prodotti di mappatura su scale spaziali locali. Sono risultate anche affidabili per stimare altri parametri come la copertura dell'habitat, l'estensione e la produzione di biomassa.
La conclusione a cui è giunto il lavoro svolto dall’Arpacal - insieme ad Ispra e Università della Calabria, con AMP Capo Rizzuto e Regione Calabria – è quindi che le immagini satellitari a media risoluzione, come Sentinel-2 e Landsat-8 OLI, possono avere limiti di applicazione quando sono richiesti standard accurati di dettaglio cartografico. Tuttavia, per i mapping a livello locale, le immagini di Sentinel 2 sono ancora valide.