La legge regionale 2/2016, ha previsto l’istituzione di un Centro di Coordinamento dei Registri Tumori di cui Arpacal è componente e nel quale è rappresentata dal Direttore del CERA.
Il Coordinamento, tra le altre cose, ha il compito di proporre sia soluzioni idonee al conseguimento in tempi brevi dell’accreditamento all’AIRTum dei Registri Tumori non ancora accreditati, sia studi per le valutazioni di merito dell’impatto dell’ambiente sul fenomeno cancro.
Oggi più che mai vi è la necessità che i Registri Tumori e l’Arpacal, attraverso il CERA, lavorino in sinergia e vi sia un interscambio di informazioni e di dati nel caso in cui dovessero evidenziarsi, per determinate aree della regione, particolari situazioni di rischio ambientale per la salute o viceversa dovesse risultare, sulla base di dati sanitari caratterizzati da “completezza” e “accuratezza”, un aumento di incidenza di neoplasie legate a determinanti ambientali.
Anche nel corso dell'anno 2017 sono stati intrapresi contatti con l'ASP di Catanzaro per l'eventuale approfondimento di valutazioni ambientali e sanitarie da effettuarsi congiuntamente e con il coinvolgimento del Registro Tumori su alcuni centri già posti sotto sorveglianza del territorio provinciale. La stessa cosa è avvenuta con le AA.SS.PP ed i Registri Tumori di Reggio Calabria e Crotone.
PROVINCIA DI CATANZARO – COMUNE DI GIMIGLIANO
In particolare, relativamente alla provincia di Catanzaro, è stata effettuata, su richiesta del Sindaco di Gimigliano, una ulteriore valutazione ambientale e sanitaria sul territorio comunale relativamente alla presenza di numerosi affioramenti ofiolitici e/o di cave dismesse per l’estrazione della pietra verde e l’incidenza/mortalità per neoplasie nella popolazione.
Dal punto di vista sanitario, sono stati quindi acquisiti i dati prodotti dal Registro Tumori di Catanzaro al fine di verificare eventuali eccessi di incidenza e di mortalità nell’area osservata . La relazione dell’ASP, riguardante un periodo di osservazione di un quadriennio, pur evidenziando i limiti legati al numero esiguo di abitanti e al breve periodo di osservazione che dovrebbe protrarsi per almeno un decennio per consentire la rilevazione di eccessi statisticamente significativi, ha comunque evidenziato di non aver rilevato, relativamente ai dati oncologici, segnali allarmanti per la salute della popolazione residente, nel periodo osservato, risultando i valori registrati nell’ambito di una normale variabilità.
Dal punto di vista ambientale il Centro di Geologia e Amianto dell’Arpacal, dando attuazione alle azioni previste dalla Legge Regionale n.14 del 27/04/2011, sta eseguendo la mappatura delle zone del territorio regionale interessate dalla presenza di amianto naturale. La finalità della mappatura è quella di individuare gli ammassi rocciosi che contengono al loro interno mineralizzazioni fibrose, ponendo attenzione anche alle attività estrattive di rocce contenenti o meno minerali di amianto, in situazioni geologiche dove la presenza di questi minerali è nota. Il CERA, nel corso degli ultimi anni, aveva espresso più volte al Centro di Geologia e Amianto (CGA) , la necessità di attenzionare in particolare il territorio del Comune di Gimigliano dove è alto l’allarmismo nella popolazione per un eventuale rischio ambientale legato alla presenza di affioramenti ofiolitici. A tal fine, nel territorio comunale, sono stati selezionati dal CGA diversi siti di studio e per ognuno di essi lo stesso ha proceduto, mediante indagini di terreno e di laboratorio, all’individuazione e caratterizzazione di locali concentrazioni di minerali del gruppo dell’amianto. I risultati delle diverse analisi condotte hanno evidenziato la presenza di materiali fibrosi nella quasi totalità dei campioni di roccia prelevati. I siti nei quali è stata accertata, mediante analisi di laboratorio, la presenza di amianto naturale, sono stati selezionati e catalogati nel format realizzato dall’INAIL-DIPIA, per conto del MATTM ai sensi del D.M. 101/2003. In base a tale decreto, tramite l’applicazione di specifico algoritmo, è stato calcolato un punteggio per ogni singolo sito. Il valore risultante, direttamente proporzionale alla priorità di rischio, ha permesso di definire la graduatoria dei siti oggetto della mappatura stessa.
Lo studio ambientale necessita di un ulteriore approfondimento indispensabile per effettuare la valutazione delle fibre aerodisperse in prossimità dei recettori (ff/l).
Tenuto conto di quanto sopra, l’indagine epidemiologica ambientale inerente il comune di Gimigliano, richiederà sia l’acquisizione di ulteriori dati sanitari dal Registro Tumori di Catanzaro, riguardanti un periodo superiore al quadriennio considerato, sia l’acquisizione di ulteriori dati ambientali relativamente alla quantità di eventuali fibre aerodisperse, al fine di poter effettuare, se possibile , una correlazione tra fattori di rischio ambientale (amianto naturale) e alcune patologie respiratorie, in particolare quelle oncologiche. Lo studio proseguirà anche nel 2018.
PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA – COMUNE DI AFRICO
Relativamente alla provincia di Reggio Calabria, nel corso del 2017, è stato ripreso lo studio sul comune di Africo avviato nel 2014 e che, per la scarsità di dati sanitari accreditati sull’incidenza e la mortalità per patologie neoplastiche, dovuta in quel periodo alla mancanza di un Registro Tumori Provinciale, era stato momentaneamente sospeso. Esso tuttavia aveva consentito al CERA di effettuare, mediante l’analisi dei dati di mortalità generale relativi agli ultimi dieci anni, acquisiti presso l’anagrafe comunale, anche alcune considerazioni e valutazioni di carattere sanitario che sarebbe stato comunque opportuno e necessario confermare con studi futuri, mediante l’utilizzo di dati caratterizzati da “accuratezza” e “completezza” quali quelli prodotti da un Registro Tumori.
In seguito alla inchiesta-denuncia pubblicata da alcuni media relativa ad un presunto aumento di mortalità e di incidenza di tumori in via Matteotti ad Africo, legato ad inquinamento ambientale non ben specificato, il CERA incontrava a gennaio 2014 il Sindaco ed il rappresentante di un Comitato Cittadino per valutare la problematica evidenziata. In considerazione dell’allarme venutosi a creare nella popolazione, subito venivano stabilite e illustrate le procedure che sarebbero state utilizzate per effettuare l’indagine sul territorio sia dal punto di vista sanitario che ambientale. Veniva evidenziata la necessità di dover lavorare a stretto contatto con l’ASP competente ed in particolare con i medici di base e i pediatri di libera scelta per l’acquisizione di dati sanitari, tenuto conto dell’assenza di un Registro Tumori.
Si stabiliva di avviare delle campagne di monitoraggio delle matrici ambientali da indagare nella fattispecie (screening delle acque potabili, dei pozzi e delle relative adduzioni, posizionamento dei laboratori mobili per il monitoraggio della qualità dell’aria, la radioattività gamma, alfa e beta totale sui filtri, misurazione della concentrazione del gas radon indoor nelle abitazioni, attenta valutazione del territorio lungo l’alveo del torrente “la Verde”, e nella stessa via Matteotti con prelevamento di campioni di suolo).
Dal punto di vista sanitario la problematica di Africo, a partire dal 2014, risente di una fortissima pressione dei media che riferiscono di dati e report di mortalità effettuati da associazioni di cittadini sulla base di rilievi “porta a porta”. Nella prima indagine svolta dal CERA (2014-2015) si decise preliminarmente di accertare la veridicità del dato di mortalità assoluta valutando il numero di decessi “per tutte le cause” in una determinata via in quanto, quale che sia la causa di mortalità (ad esempio patologia oncologica) essa non potrà(!) essere superiore al dato di mortalità generale.
Il rilievo fu effettuato, infine, tenendo conto delle Vie principali o comunque di quelle in cui si evidenziavano più casi di mortalità in totale negli ultimi dieci anni e riguardava la residenza della persona deceduta. La valutazione riguardava, infatti, tutti coloro che al momento del decesso risultavano essere residenti ad Africo. Quest’ultima maniera di procedere implica, a maggior tutela dei cittadini, un errore in eccesso, nel senso che si è scelto di correre il rischio di sovrastimare (piuttosto che sottostimare) il danno includendo anche persone che al momento del decesso avevano la propria residenza in Africo da meno di un anno e che quindi non potevano aver subito l’eventuale danno da agente inquinante in loco.
I risultati dello studio eseguito negli anni 2014-2015 provano che le percentuali di mortalità tra la popolazione di Africo non hanno subito alcuna variazione significativa nel corso dell’ultimo decennio considerato al contrario di come ci si aspetterebbe in una popolazione sottoposta in maniera continuativa e costante ad agenti inquinanti. Identico risultato di invariabilità quando si confronta la mortalità dividendo i decessi tra le Vie di residenza. (es. La Via Matteotti, meglio conosciuta come la “strada della morte”).
Tuttavia, le continue segnalazionI da parte del presidente di una Associazione ambientalista locale per un eccesso di morti per tumore causato da interramenti di sostanze pericolose effettuate dalle ecomafie, in particolare in via Matteotti, ha sollevato l’interesse dei produttori di un programma televisivo e alla fine dell’ anno 2016 Africo è assurto nuovamente a “caso nazionale”.
Alla luce di ciò, anche in seguito all’avvenuta istituzione del Registro Tumori della Provincia di Reggio Calabria ed in previsione dello svolgimento a Catanzaro, nel corso dell’anno 2017, della XXI Riunione Scientifica Annuale AIRTum, si è deciso, su proposta del Registro di RC, di effettuare un ulteriore approfondimento sul “caso Africo” e di presentarne i dati al convegno. Il lavoro si è svolto in collaborazione tra il CERA, il Dipartimento Provinciale Arpacal di RC ed il Registro Tumori. L’approfondimento ha riguardato per lo più i dati sanitari che nello studio precedente risultavano carenti. E’ stata altresì effettuata una attenta ricognizione di tutti i dati ambientali presenti in Agenzia e prodotti dal Dipartimento provinciale di RC.
Il Registro Tumori quindi, mediante l’elaborazione dei dati di mortalità anni 2006-2013 per ciascun comune della provincia di Reggio Calabria, il calcolo dei valori assoluti di mortalità per tumore e per gruppi di tumori, la determinazione dei Rapporti standardizzati di mortalità\incidenza (SHR\SIR I.C. 95%), la costruzione di mappe di mortalità comunali e provinciali, l’analisi simultanea dei dati con il software SaTScan per la rilevazione di cluster statisticamente significativi e costruzione delle relative mappe, la chiusura dei casi incidenti relativi al triennio 2010-2012 e la georeferenziazione dei casi (via G.Matteotti), ha fornito un quadro inequivocabile e accurato della reale distribuzione di patologie neoplastiche nella popolazione di Africo.
Relativamente ai dati ambientali, da una attenta ricognizione di quanto effettuato dal 2014 ad oggi dal Dipartimento Provinciale di Reggio Calabria, risultano eseguiti tutta una serie di monitoraggi su diverse matrici i cui risultati non hanno evidenziato alcun tipo di inquinamento.
I dati sanitari hanno dimostrato che su una popolazione complessiva di 3158 abitanti, di cui i residenti in via Matteotti (“strada della morte”) sono 121 e i residenti in altre aree sono 3037 , i casi di decesso per tumore, nel triennio preso in considerazione dal Registro Tumori, sono rispettivamente 3 e 45 ed i casi incidenti( escluso cute e melanomi) sono rispettivamente 2 e 38.
Le conclusioni dello studio di approfondimento svolto nel 2017, questa volta con l’utilizzo di dati certificati, confermano sostanzialmente quanto già evidenziato nello studio precedente effettuato dal CERA. In definitiva, nel comune di Africo si muore di meno che nel resto d’Italia; nel periodo di tempo considerato, in via Matteotti, ci sono stati complessivamente 3 morti per tumore e 2 casi incidenti e i controlli ambientali non hanno evidenziato alcuna forma di inquinamento
STUDIO SULLA MAPPATURA REGIONALE DEI RISCHI AMBIENTALI
Nel corso del 2017, nell’ambito del Centro di Coordinamento dei Registri Tumori, di cui Arpacal è componente e nel quale è rappresentata dal direttore del CERA, il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria ha sottolineato la necessità di progettare uno studio, a carattere regionale, che consenta di giungere ad una mappatura di tutto il territorio relativamente ai rischi ambientali presenti nelle diverse aree e dell’eventuale eccesso di patologie ad essi correlabili, non soltanto di carattere neoplastico.
Mediante tale progetto, si dovrebbe attivare inizialmente uno studio pilota riguardante il SIN di Crotone –Cassano- Cerchiara che coinvolga progressivamente l’intero territorio regionale al fine di effettuare dei confronti tra le varie aree ed il SIN medesimo. Nel corso del 2017, sono stati quindi effettuati diversi incontri, di cui uno anche con i Direttori Generali delle AA.SS.PP , al fine di approfondire tale proposta ed è stato dato mandato all’ASP ed al Registro Tumori di Crotone di predisporre una relazione propedeutica, contenente le eventuali evidenze sanitarie, che dimostrasse come il danno ambientale, già ampiamente documentato su quel sito, avesse, con ogni probabilità, provocato anche un danno sulla salute pubblica. Il CERA, compatibilmente con le risorse umane disponibili, si è impegnato, attraverso la collaborazione delle altre aree della Direzione Scientifica, ad effettuare una prima ricognizione di tutti i dati ambientali presenti in Agenzia, sia relativi al SIN che ad altre aree ritenute critiche, mettendoli a disposizione nel corso dello studio, che si prevede possa essere avviato nel 2018.
PIANO NAZIONALE DELLA PREVENZIONE - PIANO REGIONALE DELLA PREVENZIONE
Nel 2017, il CERA , alla luce di quanto previsto nel nuovo Piano Nazionale della Prevenzione dove il Sistema delle Agenzie per l’Ambiente è chiamato ufficialmente a coordinarsi e a integrarsi con le istituzioni preposte al raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e gestione delle tematiche riguardanti la salute, si è confrontato più volte, sui contenuti del programma regionale, con il Referente dell’ASP di Catanzaro. Il Programma ”Ambiente e salute” inserito nella struttura del Piano Regionale di Prevenzione 2014-2018 della Calabria intende in effetti sviluppare progetti, azioni ed interventi, compresi quelli formativi, per realizzare, in forma trasversale e consolidata, l'integrazione tra i servizi ambientali e sanitari del territorio, con la messa a disposizione comune delle informazioni e dei dati epidemiologici ed ambientali e con la conseguente azione coordinata di prevenzione e gestione dei rischi, ponendo particolare attenzione alle aree regionali ”problematiche” già note (SIN) ed a quelle in osservazione.
A settembre 2017, per dar seguito a quanto previsto nel Programma, è stato istituito, presso il Dipartimento Tutela della Salute, un Tavolo Regionale interistituzionale con un Gruppo di Lavoro di cui fanno parte, oltre allo stesso Dipartimento e ai Referenti delle cinque Aziende Sanitarie Provinciali, il CERA per Arpacal, il Dipartimento Ambiente e Territorio e l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno.
Per avviare fin da subito le attività, si è concordato di procedere contemporaneamente lungo due direzioni. Da un lato quella della formazione per gli Operatori del Servizio Sanitario Nazionale e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, già programmata nell’ambito del Progetto CCM EpiAmbNet che ha come obiettivo generale quello di fornire assistenza al Ministero della Salute e alle Regioni per lo sviluppo dell’obiettivo 8 del PNP 2014-2018. I Corsi previsti hanno l’obiettivo di soddisfare i bisogni di conoscenza degli Operatori sui temi della relazione tra esposizioni ambientali e salute. Nel mese di dicembre 2017 tutti i componenti il Gruppo di Lavoro interistituzionale hanno partecipato al corso di aggiornamento svoltosi in Sicilia.
Dall’altra si è deciso di avviare l’Azione A.8.10.1 del programma ”Ambiente e Salute” previsto nel PRP (Mappa del rischio Radon per promuovere buone pratiche per la sostenibilità ed ecocompatibilità nelle costruzioni e/o ristrutturazioni di edifici). Tale Azione ha come obiettivi specifici sia di formulare la mappa regionale del rischio Radon per orientare i regolamenti edilizi e sia la stesura di Linee Guida per orientare gli stessi in chiave ecocompatibile. Tenuto conto che già Arpacal sta eseguendo la mappatura del Radon in molti Comuni della regione coprendo già estese aree della stessa, in un incontro del Gruppo di Lavoro , svoltosi all’uopo presso la Direzione Scientifica dell’Agenzia, si è deciso di completare la mappatura del territorio regionale con la realizzazione di nuove campagne di misura mediante la stipula di specifiche convenzioni tra l’Arpacal e ciascuna Azienda Sanitaria Provinciale. Il Laboratorio Fisico del Dipartimento Provinciale di Catanzaro si è impegnato ad effettuare in tempi rapidi la ricognizione delle aree ricadenti in ciascuna ASP, già mappate per il rischio radon, al fine di consentire a ciascuna di esse la valutazione economica della rispettiva convenzione da stipulare per l’esecuzione di eventuali ulteriori campagne di misura. Nel 2017 la ricognizione è stata completata.